Il ricordo di Enzo Mari
“Ho conosciuto Enzo Mari nella sua casa di Milano. L’ho voluto incontrare perché in quel periodo stavamo organizzando il "premio Brunetta per giovani talenti del design" e avevamo individuato nella sua figura un ottimo presidente per la giuria che si sarebbe occupata del giudizio degli elaborati.
Ricordo l’arrivo in una casa piuttosto buia, quasi avvolta da un fascino misterioso. Mi portò in una grande stanza dov’erano raccolti tutti i modelli che aveva disegnato durante la sua carriera. In quello spazio vagamente caotico spiccava la sedia Tonietta, la mia preferita, circondata da una confusione di oggetti più piccoli ma ugualmente preziosi.
In quell’occasione ho avuto modo di confrontarmi a lungo con lui. Era un designer genuino, mosso da un'enorme passione. Mi ha raccontato di aver avuto delle grandi delusioni nel corso della sua carriera, forse anche queste circostanze hanno contribuito in qualche modo al suo Manifesto di Barcellona.
Mari era un appassionato autentico: nel momento della consegna di un suo lavoro di progettazione arrivava con un lavoro completo di dettagli. Dalla mia esperienza è rarissimo che un designer dei giorni d’oggi riesca a concepire dall’inizio i dettagli che un prodotto industriale richiede. Forse sono le esperienze o la poca manualità ad essere carenti.
Al termine del nostro incontro accettò la mia richiesta ma mise bene in chiaro che le sue idee erano spesso controcorrente rispetto a quelle degli altri, e che il resto della giuria avrebbe dovuto ascoltare fino alla fine quello che aveva da dire prima di esprimere qualsiasi giudizio.
Ci incontrammo nuovamente, una seconda volta, in occasione dell’esame degli elaborati insieme al resto della giuria e anche qui Mari si distinse per carattere deciso e gusto coerente.
Di fronte a figure tanto carismatiche è impossibile essere indifferenti. La semplicità apparente delle sue creazioni nasconde una grande conoscenza dei processi di industrializzazione, ma anche una grande riflessione sull’uso di quell’oggetto da parte del suo proprietario. Credo che mi abbia influenzato indirizzandomi verso linee più semplici e pulite. Conoscerlo è stato un vero privilegio.”
Paolo Vernier